La vergogna della lingua: gli scrittori dell’esilio tra XX e XXI secolo
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Come citare

Morace, R. (2020). La vergogna della lingua: gli scrittori dell’esilio tra XX e XXI secolo. Archivi Delle Emozioni, 1(1), 135-150. https://doi.org/10.14275/2723-925x/20201.mor

Abstract

L’intervento indaga i brani saggistici o letterari di autori translingue ove sia tematizzato il sentimento della vergogna verso una lingua, nelle sue diverse accezioni: pudore, imbarazzo, soggezione, colpa, peccato, oppressione, gelosia (Adrian Bravi), circoscrivendo l’analisi dal dopoguerra ad oggi: un tempo nel quale il retaggio dei totalitarismi, l’ancora concreta realtà del colonialismo e la nascita di nuovi nazionalismi si riverbera nel sentimento ancipite, misto di nostalgia e vergogna, verso una lingua e le sue implicazioni metaforiche e culturali. Per Luigi Meneghello, ad esempio, la riacquisizione dell’italiano attraverso l’inglese significa liberarsi dalla vergogna dell’avere introiettato, in parte inconsapevolmente, un’educazione e una retorica fasciste, cattoliche, crociane; simile sentimento permea la scelta dell’italiano da parte di Julio Monteiro Martins, che espatria dal Brasile quando comprende che la fine della dittatura non aveva comportato un reale cambiamento, che la retorica continuava ad essere la stessa; nella tedesca Helga Schneider, invece, l’italiano è la possibilità di liberarsi dalla colpa storica del tedesco del nazismo, dopo aver scoperto che la madre era stata SS nei campi di concentramento.

https://doi.org/10.14275/2723-925x/20201.mor
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