Abstract
Nel dramma musicale di Berg, l'inserviente militare Wozzeck uccide la sua amata Marie dopo aver scoperto il suo tradimento. Poi si suicida, lasciando orfano il loro unico figlio. La perdita come catastrofe luttuosa è magistralmente preparata, sia nell'ipotesto büchneriano che nella transcodificazione berghiana, attraverso alcune soluzioni narratologicamente rilevanti: in particolare il trattamento della temporalità diegetica che nella struttura mimetica si assume come una strategia della ripetizione. Per mezzo di una serie di dispositivi che anticipano 'figuralmente' l'esito del plot, lo storyworld del Wozzeck sembra essere governato da una predestinazione di classe di per sé problematica dal punto di vista ideologico, perché pone il quesito del compromesso con forme di irrazionalismo non dialettiche. Eppure, è attraverso questo trattamento figurale del genettiano «ordine» del racconto che il dramma riesce nello sforzo di restituire la posizione fatale non solo di un individuo, ma di una comunità il cui tempo è bloccato nelle gerarchie di una società tecnomorfa che sopravvive alimentandosi di forme di oppressione.
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