https://archivi-emozioni.it/index.php/rivista/issue/feedArchivi delle emozioni2023-04-12T18:45:54+00:00Sotera Fornaromaria.fornaro@unicampania.itOpen Journal Systems<p>Archivi delle Emozioni (AdE) è una rivista interdisciplinare che raccoglie studi sulle componenti emotive nelle letterature, nelle arti e nella cultura materiale, dall’antichità ai giorni nostri.</p> <p>Comprende le sezioni: Editoriale, Saggi, Letture. È correlata alle piattaforme: <a href="http://studisullavergogna.it/" data-saferedirecturl="https://www.google.com/url?q=http://studisullavergogna.it&source=gmail&ust=1583583143382000&usg=AFQjCNGYbAGI6jZANKvjnoBUyIo61oWlXw">studisullavergogna.it</a> e <a href="http://visionideltragico.it/" data-saferedirecturl="https://www.google.com/url?q=http://visionideltragico.it&source=gmail&ust=1583583143382000&usg=AFQjCNEVYitTO3eWam3P_gaNfqxuHs6Ulg">visionideltragico.it</a></p>https://archivi-emozioni.it/index.php/rivista/article/view/101L'Iliade poema della perdita2023-04-12T18:39:42+00:00Sotera Fornarosoterafornaro@gmail.com<p>Cosa è una perdita? A quali emozioni è correlata? Perché si rappresenta esteticamente la perdita? L'idea di un fascicolo sulle emozioni che accompagnano una perdita è nata da prodotti contemporanei nel teatro, nell’arte e nella letteratura (una performance di Helgard Haug, autrice e regista dei Rimini Protokoll, un'installazione a Madrid di Pauline Baudry e Renate Lorenz, una silloge poetica di Francesca Del Moro). Ma la letteratura occidentale si confronta con la perdita sin dall'Iliade, e sia con la perdita e la scomparsa collettiva, delle generazioni umane, che nascono e muoiono come le le foglie, sia con le perdite individuali, esteriori e interiori. Questo editoriale, partendo dalla celebre similitudine delle foglie che dà il titolo al fascicolo, si interroga sul significato della perdita nella costruzione narrativa dell'<em>Iliade </em> e su come il senso di perdita permei le atmosfere emotive del poema. Tutta l'Iliade può essere interpretata come un tentativo di porre argine alla maggiore e più irreparabile delle perdite, quella della memoria. In questo tentativo, l'arte contemporanea e la poesia omerica si incrociano. </p>2023-04-12T00:00:00+00:00Copyright (c) 2023 Archivi delle emozionihttps://archivi-emozioni.it/index.php/rivista/article/view/103Per una teoria della perdita2023-04-12T18:40:50+00:00Georg Seeßlengeorg.seesslen@gmx.deSotera Fornaromaria.fornaro@unicampania.it<p>La società contemporanea conosce un nuovo concetto di perdita, diverso dalle epoche passate. Nella cornice del capitalismo, la perdità è diventata tabù, non si accetta più e non si vuole essere contagiati dai ‘perdenti’. D’altro canto, nulla davvero va completamente perso, ma resta nelle rete, anche quando crediamo di averlo cancellato, oppure come rifiuto, in attesa di essere riciclato. La perdita diventa così l’ultima utopia di una cultura senza dei, a cui in passato era demandata la responsabilità di dare ordine e senso alle perdite, alle separazioni, alla morte. </p>2023-04-12T15:48:46+00:00Copyright (c) 2023 Archivi delle emozionihttps://archivi-emozioni.it/index.php/rivista/article/view/90Morfologia del Trauerfall nel «Wozzeck» di Berg e Büchner2023-04-12T18:45:54+00:00Nicola De Rosanicola.derosa@tim.it<p>Nel dramma musicale di Berg, l'inserviente militare Wozzeck uccide la sua amata Marie dopo aver scoperto il suo tradimento. Poi si suicida, lasciando orfano il loro unico figlio. La perdita come catastrofe luttuosa è magistralmente preparata, sia nell'ipotesto büchneriano che nella transcodificazione berghiana, attraverso alcune soluzioni narratologicamente rilevanti: in particolare il trattamento della temporalità diegetica che nella struttura mimetica si assume come una strategia della ripetizione. Per mezzo di una serie di dispositivi che anticipano 'figuralmente' l'esito del plot, lo storyworld del <em>Wozzeck</em> sembra essere governato da una predestinazione di classe di per sé problematica dal punto di vista ideologico, perché pone il quesito del compromesso con forme di irrazionalismo non dialettiche. Eppure, è attraverso questo trattamento figurale del genettiano «ordine» del racconto che il dramma riesce nello sforzo di restituire la posizione fatale non solo di un individuo, ma di una comunità il cui tempo è bloccato nelle gerarchie di una società tecnomorfa che sopravvive alimentandosi di forme di oppressione. </p>2023-04-12T16:49:50+00:00Copyright (c) 2023 Archivi delle emozionihttps://archivi-emozioni.it/index.php/rivista/article/view/10.53235.2036-5624.66«Ovunque sono, / io sono ciò che manca». Per una tragedia dell’assenza tra Tacito e Anagoor2023-04-12T18:45:12+00:00Susanna Pietrosantisusannapietrosanti1@gmail.it<p>È possibile costruire un’opera d’arte sull’assenza? La performance di Anagoor dedicata alla battaglia di Teutoburgo, <em>Germania. Römischer Komplex</em>, riesce nell’intento. L’assenza costruisce le modalità espressive della performance, che rinuncia a qualsiasi aiuto di scenografia o di oggetti scenici per comporsi in una nudità evocativa. L’assenza determina l’impalpabilità del tema, le legioni svanite nell’agguato mortale delle quali solo le tracce vengono, anni dopo, identificate dai commilitoni sconvolti. Ma altre voci capaci di esprimere tutta la forza dell’assenza, della perdita, si alternano nel lavoro: voci poetiche che a loro volta hanno tentato un personale dialogo con gli assenti per eccellenza, i defunti, gli antenati (Antonella Anedda, Frank Bidart, Durs Grunbein), innestate sulla spina dorsale del testo di Tacito per una tastiera di sfumature che è la chiave del lavoro. Perdita come lutto, come irrimediabile tristezza per diversità immedicabili, per confini non superabili. Ma anche assenza come speranza, animata dalla <em>traditio lampadis</em> dell’arte che attraverso l’evocazione sa far parlare qualsiasi silenzio. </p>2023-04-12T00:00:00+00:00Copyright (c) 2023 Archivi delle emozionihttps://archivi-emozioni.it/index.php/rivista/article/view/95Oltre la perdita: memorie emotive del disastro in Tina Merlin e Svetlana Aleksievič2023-04-12T18:18:33+00:00Mariarosa Loddomariarosa.loddo@hotmail.it<p>Il contributo prende in esame due opere di natura testimoniale, ossia <em>Sulla pelle viva</em> (1983) di Tina Merlin, dedicato alla frana del Vajont del 1963, e <em>Preghiera per Černobyl’</em> (1997) di Svetlana Aleksievič, sull’incidente nucleare del 1986. Attraverso questa lettura incrociata si intende condurre un’indagine volta a rilevare i risvolti emotivi delle risposte alla catastrofe, prediligendo le implicazioni legate alla perdita della propria terra per via della catastrofe. Unendo all’analisi letteraria una prospettiva antropologica e sociologica, si porranno in evidenza, accanto a sentimenti quali rabbia e disperazione, dimostrazioni di orgoglio e intraprendenza, per dar conto della varietà e complessità dei vissuti collettivi e individuali sorti in circostanze estreme.</p>2023-04-12T00:00:00+00:00Copyright (c) 2023 Archivi delle emozionihttps://archivi-emozioni.it/index.php/rivista/article/view/96Perdere e perdersi nella Pietroburgo di Gogol’: nasi, mantelle, identità.2023-04-12T17:53:50+00:00Alessandra Cattaniacattani@uniss.it<p>Il senso dello sgretolamento e della dissoluzione dell’unità originaria ha svolto un ruolo di grande importanza nella narrativa gogoliana, Questo a partire dai racconti delle <em>Veglie alla fattoria presso Dikan’ka</em> che, dietro un’apparente allegria carnevalesca, nascondono invece una struggente nostalgia per un mondo remoto che non esiste più. Lo sguardo di Gogol’ sul mondo e su ciò che lo trascende si fa via via sempre più frammentario, si disgrega in mille piccoli dettagli all’apparenza insignificanti ma la cui natura si rivela così forte e dirompente da renderli elementi capaci di vivere di vita propria: la parte diventa il tutto, il frammento unità. In questo lavoro ci si interrogherà su quanto succede a ciò che rimane, ovvero si indagherà la reazione dell’unità originaria davanti alla perdita di un suo “pezzo” e il destino di quest’ultimo. In particolare si analizzerà la tecnica adottata dallo scrittore per dare voce all’emozione struggente e straziante della perdita, per comprenderne le motivazioni e valutarne le conseguenze. Il corpus in analisi comprende due celebri opere tratte da <em>I Racconti di Pietroburgo</em>: <em>Il naso, Il cappotto.</em> Entrambi paiono infatti rappresentare un fertile campo per l’indagine proposta. </p>2023-04-12T00:00:00+00:00Copyright (c) 2023 Archivi delle emozionihttps://archivi-emozioni.it/index.php/rivista/article/view/89Emotion constructed upon Sumerian agricultural landscape2023-04-12T17:53:50+00:00Nelson H. S. Ferreiranelsonhenriquecechuc@gmail.com<p>The natural landscape was the engine of daily life in prehistorical times, and, for that, it was the main source for linguistic creativity by supplying a material reality that inspired symbolic constructions and moulded a communication based on a common background. This paper considers a semiotics’ approach on language and on the creation of signs of meaning based on empirical experience, to understand and describe the expression of emotion in Sumerian literature. The main argument stands for the use of universal signs of meaning for expressing feelings in a way that would be understood independently of the linguistic background. Considering an example of a text of ambiguous interpretation as well as texts with clear hermeneutic ground for a dialogic exercise, a transversal understanding of abstract images was possible since symbolic constructions were generated from interaction with nature, which tend to be a similar empirical experience in all ancient human communities sustained by agricultural production. Examples taken from literary sources regarding symbolic constructions and processes of signs of meaning acquisition are presented, described, and commented in this study.</p>2023-04-12T16:54:22+00:00Copyright (c) 2023 Archivi delle emozioni